Leggete il racconto qui sotto, intitolato “Il ritorno di Emma” e compilate il sondaggio:
Il ritorno di Emma
Le luci della città si riflettevano sulle pozzanghere, dipingendo il marciapiede di colori scintillanti. Emma camminava lentamente, il suono dei suoi passi che risuonava ritmico come una melodia dimenticata. Aveva lasciato Lama, il piccolo borgo nascosto tra le colline verdi, molti anni prima. Tornare era sempre stato un pensiero lontano, un’idea accantonata. Eppure, eccola lì, con una valigia consumata e un cuore pieno di ricordi. Il borgo, con le sue case di pietra e le vie strette, sembrava immobile nel tempo. La vecchia fontana al centro della piazza continuava a sgorgare acqua cristallina, proprio come Emma la ricordava. Le voci dei bambini che correvano per le strade si mescolavano ai suoni degli uccelli e al profumo di pane appena sfornato. Lama era un luogo dove il tempo si piegava, rivelando il passato a chi sapeva osservare. Più tardi, dopo aver salutato Marco, Emma prese una decisione coraggiosa: parlare con Lorenzo. Lo trovò dove lo aveva lasciato, seduto su un muretto al margine del borgo, con lo sguardo perso tra le ombre della sera. "Lorenzo," iniziò Emma, cercando di nascondere il tremolio nella voce, "abbiamo bisogno di parlare." Lui la guardò, sollevando lentamente lo sguardo. Per un attimo, sembrò confuso, come se non si aspettasse quel confronto. "E di cosa dovremmo parlare, Emma? Del passato che hai lasciato dietro di te?" "Non solo del mio," rispose lei, con calma. "Dell'incendio. E di ciò che è successo quel giorno." Il viso di Lorenzo si irrigidì, come se quelle parole avessero risvegliato un dolore profondo. "Non c'è niente da dire," disse freddamente. "È stato un incidente. Ma non tutti hanno avuto la mia fortuna." Emma rimase in silenzio, aspettando che continuasse. Dopo un lungo momento, Lorenzo parlò, la voce spezzata. "C'era un ragazzo, un apprendista. Si chiamava Matteo. Era giovane, pieno di sogni. Era lì con me quel giorno, a lavorare sulla statua. Quando le fiamme sono divampate, ho cercato di salvarlo, ma... non ci sono riuscito." Gli occhi di Lorenzo si riempirono di lacrime, e per la prima volta Emma vide l'uomo dietro la maschera di durezza. "Da quel giorno, ogni volta che chiudo gli occhi, vedo il suo volto. E mi chiedo se avrei potuto fare di più." Emma gli appoggiò una mano sulla spalla, un gesto gentile ma deciso. "Non puoi cambiare il passato, Lorenzo. Ma puoi onorare la sua memoria vivendo una vita che avrebbe reso Matteo orgoglioso. Non sei solo in questo." Lorenzo abbassò lo sguardo, pensieroso. Era un piccolo passo, ma un segnale che forse, con il tempo, sarebbe stato disposto a guardare oltre il dolore e a riscoprire la speranza. Nel silenzio della sera, il suono di una campana lontana accompagnava il pensiero di Emma. Lama, con le sue storie luminose e oscure, era un luogo dove passato e presente si intrecciavano. E forse, Lorenzo avrebbe trovato il coraggio di camminare verso il futuro, un passo alla volta.